Quando i genitori non si parlano: un caso di conflittualità genitoriale e come affrontarlo.
- Laura Cocozza
- 17 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min

La fine di una relazione coniugale non comporta automaticamente la fine della relazione genitoriale.
Al contrario, quando ci sono figli, il legame tra madre e padre continua nel tempo, trasformandosi – idealmente – in una co-genitorialità cooperativa.
Purtroppo, in molte separazioni questo passaggio non avviene in modo fluido. I conflitti irrisolti, le emozioni negative e la mancanza di strumenti relazionali adeguati possono ostacolare gravemente la comunicazione tra i genitori, con ripercussioni significative sui figli.
Il caso di Laura e Marco: un esempio concreto
Laura e Marco si sono separati due anni fa, dopo un lungo periodo di crisi. Hanno una figlia, Sofia, che oggi ha sette anni. L’affidamento è condiviso, con collocamento prevalente presso la madre. Il padre ha diritto di visita nei fine settimana alterni e durante metà delle vacanze.
Nonostante gli accordi formalmente rispettati, la comunicazione tra i genitori è completamente interrotta: non si parlano da mesi, si scrivono solo tramite email fredde, formali, spesso cariche di recriminazioni implicite. I passaggi di consegna della bambina avvengono in silenzio o con tensioni visibili, al punto che Sofia chiede di non essere presente quando i genitori si vedono.
Qualsiasi questione organizzativa – un cambio turno, una riunione scolastica, una visita medica – diventa motivo di conflitto.
Marco accusa Laura di escluderlo sistematicamente dalle decisioni. Laura lamenta che Marco dimentichi impegni e non sia affidabile.
Entrambi si sentono nel giusto.
Entrambi dichiarano di voler proteggere Sofia.
Nel frattempo, la bambina ha iniziato a manifestare sintomi di disagio: mal di pancia ricorrenti, pianto al momento dei passaggi tra le case, difficoltà ad addormentarsi, maggiore irritabilità.
Quando il conflitto si cronicizza
Situazioni come quella di Laura e Marco sono purtroppo comuni. La separazione non elaborata può sfociare in una conflittualità genitoriale cronica, nella quale i genitori non riescono più a collaborare minimamente, e ogni interazione è filtrata da sospetto, rabbia o desiderio di rivalsa.
In questi casi si parla di co-genitorialità ostile, caratterizzata da:
Comunicazione bloccata o esclusivamente conflittuale
Strumentalizzazione delle comunicazioni attraverso i figli
Decisioni unilaterali e mancato rispetto degli accordi
Disconferma costante della figura dell’altro genitore
Coinvolgimento del minore nelle dinamiche adulte
Tali situazioni possono diventare altamente disfunzionali e produrre danni sul piano emotivo e relazionale dei figli. I bambini e gli adolescenti, esposti a queste tensioni, possono sviluppare sintomi psicosomatici, ritiro sociale, calo del rendimento scolastico, problematiche comportamentali, o diventare portatori del conflitto, assumendo ruoli che non spettano loro.
Cosa si può fare?
In contesti ad alta conflittualità è importante intervenire in modo tempestivo e mirato. L’obiettivo non è far “andare d’accordo” i genitori, ma creare uno spazio di mediazione strutturata dove possano imparare a comunicare in modo funzionale rispetto ai bisogni dei figli. Tra gli strumenti disponibili:
🔹 Coordinazione Genitoriale
È un intervento professionale rivolto a genitori separati ad alta conflittualità. Il coordinatore genitoriale è una figura terza e neutrale che aiuta le parti a ridurre l'escalation conflittuale, a prendere decisioni pratiche nel superiore interesse dei figli e a costruire una comunicazione sostenibile nel tempo. Non si tratta di mediazione (che presuppone una volontà di confronto diretto), ma di un lavoro più strutturato e contenitivo.
🔹 Mediazione Familiare
Utile nei casi in cui la conflittualità non è ancora cronicizzata. Si basa su un percorso volontario e paritario, volto a favorire il dialogo e il raggiungimento di accordi condivisi. È particolarmente efficace in fase di separazione o nei primi anni successivi, quando le decisioni organizzative devono ancora stabilizzarsi.
🔹 Consulenza Tecnica (CTU/CTP)
Nei casi in cui la conflittualità abbia ripercussioni gravi sul minore o vi siano dubbi sull’idoneità genitoriale, può essere necessaria una valutazione tecnica disposta dal giudice (CTU) o richiesta dalle parti (CTP). In questo contesto, lo psicologo forense valuta le dinamiche familiari, il funzionamento genitoriale e le ricadute sul minore, offrendo al tribunale elementi per decidere nell’interesse del bambino.
🔹 Supporto psicologico individuale
Talvolta, anche uno spazio personale di riflessione e sostegno può aiutare il genitore a distinguere i vissuti legati alla rottura della coppia da quelli legati alla funzione genitoriale, favorendo un maggior equilibrio e riducendo i comportamenti disfunzionali.
Conclusioni: non è troppo tardi per cambiare rotta
La conflittualità genitoriale cronica non è una condanna.
È una condizione relazionale, spesso alimentata da dinamiche emotive inconsapevoli, ma modificabile attraverso percorsi di sostegno adeguati. Intervenire precocemente può fare la differenza, non solo per i figli, ma anche per i genitori stessi, che spesso vivono un carico emotivo e organizzativo enorme.
PsyLex, con la sua rete di professionisti esperti in psicologia forense e relazionale, offre strumenti concreti per affrontare queste situazioni, ridurre la conflittualità e tutelare il benessere dei minori.
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