Parlami Male di Papà: Il Lato Oscuro dell’Alienazione Genitoriale.
- Laura Cocozza
- 2 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 1 giorno fa

In ogni separazione conflittuale, il vero banco di prova non è la firma sull’accordo o la divisione dei beni, ma la tenuta del legame tra genitori e figli.
Lì si misura la maturità emotiva degli adulti e la loro capacità di anteporre il benessere dei minori al dolore, alla rabbia e ai torti subiti.
Ma quando questa capacità viene meno e il conflitto si trasforma in guerra fredda relazionale, può emergere un fenomeno insidioso e doloroso: l’alienazione genitoriale.
Cos’è l’alienazione genitoriale
L’alienazione genitoriale si verifica quando un genitore, in modo più o meno consapevole, influenza negativamente il figlio nei confronti dell’altro genitore, mettendo in atto strategie manipolatorie che minano il rapporto affettivo.
L’obiettivo, spesso non dichiarato, è quello di escludere l’altro genitore dalla vita del figlio, facendolo apparire come inadeguato, pericoloso o non amabile.
Questo processo può avvenire attraverso molteplici comportamenti:
Diffondere informazioni false o distorte sull’altro genitore;
Svalutarne sistematicamente l’immagine;
Ostacolare i momenti di incontro o sminuirli;
Attribuire al bambino colpe o doveri emotivi che non gli appartengono (“se vuoi bene a me, non puoi voler bene a lui/lei”).
Il figlio, esposto a questa pressione, può arrivare a rifiutare l’altro genitore, assumendo come proprie opinioni e convinzioni che in realtà sono state indotte. Questo è il cuore del problema: la perdita dell’autenticità emotiva del minore, che smette di essere libero di costruire relazioni sulla base della propria esperienza diretta.
I segnali da non sottovalutare
L’alienazione genitoriale non sempre è evidente, soprattutto all’inizio. Alcuni segnali tipici includono:
Denigrazione dell’altro genitore: il bambino ripete frasi sprezzanti o accuse che sembrano “adulte”.
Rifiuto immotivato: un rifiuto rigido di incontrare l’altro genitore, senza spiegazioni coerenti.
Assenza di ambivalenza: il genitore alienante è idealizzato, l’altro completamente svalutato.
Racconti “copiati”: il bambino sembra ripetere una narrazione costruita da qualcun altro.
Distacco emotivo improvviso: affetto, curiosità o interesse verso l’altro genitore si spengono all’improvviso.
Non sempre questi segnali indicano alienazione genitoriale. A volte possono esserci motivi reali di disagio o paura. È fondamentale, quindi, valutare caso per caso con attenzione e cautela.
Le conseguenze per il bambino
I danni dell’alienazione genitoriale non si fermano al presente. Questo tipo di manipolazione può compromettere profondamente:
La costruzione dell’identità personale, fondata anche sull’immagine dei propri genitori;
La capacità di fidarsi degli altri e di sviluppare relazioni sane;
Il senso di colpa, confusione e ambivalenza affettiva;
Il rischio di sviluppare ansia, depressione, difficoltà scolastiche e comportamentali;
L’incapacità, da adulti, di costruire legami stabili e basati sull’intimità e sulla reciprocità.
In sostanza, l’alienazione non solo priva il bambino di un genitore, ma lo costringe a tagliare una parte fondamentale di sé.
Perché succede? Le dinamiche profonde
I genitori che mettono in atto comportamenti alienanti non sono sempre “cattivi” o manipolatori in modo deliberato. Spesso sono persone ferite, arrabbiate, non supportate, che non riescono a separare la relazione con l’altro adulto da quella genitoriale.
Le cause più frequenti includono:
Conflitti irrisolti della coppia, anche legati al tradimento o alla rottura improvvisa;
Bisogni narcisistici: il bambino come estensione del genitore;
Paura dell’abbandono: il figlio diventa una fonte esclusiva di affetto e senso di valore;
Desiderio di controllo o vendetta;
Influenza di familiari ostili o contesti giudiziari conflittuali.
L’alienazione genitoriale, in questi casi, diventa una forma di attacco indiretto all’altro genitore, ma il bersaglio reale — e più vulnerabile — è il bambino.
Cosa si può fare: prevenzione e intervento
L’alienazione genitoriale richiede un intervento tempestivo e multidisciplinare, che coinvolga:
Psicologi e psicoterapeuti esperti in dinamiche familiari e tutela dei minori;
Avvocati e giudici capaci di distinguere tra reale disagio e condizionamento;
Servizi sociali ed educativi per monitorare la situazione sul campo.
I percorsi di sostegno alla genitorialità, la mediazione familiare e, nei casi più complessi, le consulenze tecniche (CTU) o la coordinazione genitoriale possono aiutare a fare chiarezza e ricostruire legami danneggiati.
La chiave è riconoscere precocemente il fenomeno, lavorare sull’ascolto autentico del minore e promuovere relazioni sane, basate sulla co-genitorialità.
Conclusione: una responsabilità adulta
“Parlami male di papà” è una frase che, se pronunciata da un bambino, dovrebbe farci fermare e riflettere. Dietro quelle parole possono nascondersi dolore, confusione, bisogno di protezione. Ma anche un’influenza che non appartiene al minore, e che rischia di deformarne lo sguardo sul mondo.
I figli non dovrebbero essere soldati nella guerra tra ex partner. Sono ponti, non frontiere. E spetta agli adulti — genitori, operatori, giudici, educatori — il compito di proteggerli dal peso di un conflitto che non spetta loro portare.
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